Una delegazione della Custodia di Terra Santa è oggi in piazza San Pietro con un dono per il Papa: un mosaico col volto del «settimo angelo» della basilica di Betlemme.

Questa mattina una delegazione dei frati minori della Custodia di Terra Santa – guidata da fra Giuseppe Ferrari, delegato del Custode di Terra Santa in Italia – partecipa all’udienza generale del Papa in piazza San Pietro.

Al termine dell’udienza i frati e alcuni rappresentanti del Centro del mosaico di Gerico – fondato nel 2000 dal compianto archeologo francescano fra Michele Piccirillo – donano a Papa Francesco una riproduzione del volto del cosiddetto «settimo angelo» riportato alla luce quest’anno durante i lavori di restauro che interessano la basilica della Natività a Betlemme, affidati alla Piacenti Spa di Prato.

Tra la quinta e la sesta finestra della navata nord della basilica, dopo un sondaggio, gli esperti impiegati dalla Piacenti hanno scoperto sotto gli intonaci quello che viene ora indicato, appunto, come il «settimo angelo». Per cinque secoli di questo mosaico non se ne sapeva più nulla, ma ora il volto della creatura angelica risplende nuovamente tra gli ori.
Tutti i mosaici parietali della basilica della Natività risalgono alle crociate, ma sono stati eseguiti da mosaicisti che si sono ispirati alla tradizione bizantina. Le opere, commissionate dal re crociato di Gerusalemme Amalrico I d’Angiò, hanno una particolarità: sono realizzati con tessere inclinate verso la luce, in modo da offrire ai pellegrini che contemplavano dal basso la visione ottimale.

Papa Francesco citò il settimo angelo durante un’udienza del 16 giugno scorso ai partecipanti all’Assemblea della Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali (Roaco). «Mi è stato riferito – osservò il Pontefice – che proprio nel corso dei restauri a Betlemme, su una parete della navata, è venuto alla luce un settimo angelo in mosaico che, insieme agli altri sei, forma una sorta di processione verso il luogo che commemora il mistero della nascita del Verbo fatto carne. Questo fatto ci fa pensare che anche il volto delle nostre comunità ecclesiali può essere coperto da “incrostazioni” dovute ai diversi problemi e ai peccati. Eppure la vostra opera deve essere sempre guidata dalla certezza che sotto le incrostazioni materiali e morali, anche sotto le lacrime e il sangue provocate dalla guerra, dalla violenza e dalla persecuzione, sotto questo strato che sembra impenetrabile c’è un volto luminoso come quello dell’angelo del mosaico».

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