Sorto sulla via Francigena, proprio di fronte alla cattedrale, il Santa Maria della Scala costituì uno dei primi esempi europei di ricovero e ospedale, con una propria organizzazione autonoma e articolata per accogliere i pellegrini e sostenere i poveri e i fanciulli abbandonati. La gestione dell’importante complesso, prima dovuta ai canonici del Duomo, poi ai frati dell’ospedale, passò, nel Quattrocento, sotto il controllo diretto del Comune.

Sin dagli inizi del Trecento uno statuto ne regolava la vita e l’autonomia, dimostrandosi talmente efficace da essere preso a modello da Gian Galeazzo Visconti e dal duca di Milano, Francesco Sforza i quali inviarono a Siena i propri emissari per studiarne la gestione e l’organizzazione. A seguito di lasciti e donazioni, tra la fine del Duecento ed i primi del Trecento, l’ospedale iniziò a organizzare il proprio patrimonio terriero in aziende agrafire denominate grance.

Per quasi cinque secoli essi costituirono i cardini della struttura economica del Santa Maria, fino a quando, nella seconda metà del Settecento, ne fu ordinata l’alienazione. Il Santa Maria della Scala ebbe un ruolo molto importante anche in ambito culturale, tanto da poterlo giustamente considerare il “terzo polo artistico” della città, insieme al Palazzo Pubblico e alla cattedrale.

Oggi il recupero del complesso rappresenta uno dei progetti culturali più significativi a livello europeo, in grado di rispondere efficacemente alle necessità delle grandi collezioni senesi e alle crescenti esigenze di studio, di ricerca e turistiche. Il progetto di restauro, firmato dall’Arch. Guido Canali, consiste in un’operazione tecnica e concettuale nel quale le parti esistenti dell’edificio e quelle inserite dall’intervento di recupero hanno la medesima dignità e sono trattate con il medesimo rispetto.

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