«Fa riflettere che, mentre nel Medio oriente sembra che tutto venga distrutto, a Betlemme qualcosa viene conservato, riabilitato e rivalorizzato» spiega Giammarco Piacenti, parlando del suo lavoro. Dal 2013 la sua azienda, la Piacenti di Prato, è a Betlemme per occuparsi del consolidamento e il restauro della basilica della Natività, simbolo universale per la cristianità, patrimonio universale dell’Unesco, eretta intorno al 330 dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena nel punto in cui i fedeli, e poi gli storici, ritennero di aver individuato la grotta in cui Maria diede alla luce Gesù. Il restauro ha ottenuto finora ottimi risultati, ma servono ancora fondi per completarlo.

Lo scorso 11 dicembre a Roma, presso la sede dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la Bethlehem Development Foundation, con l’ambasciata di Palestina presso la Santa Sede e il patronato del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, si è svolto un evento di beneficenza per rendere noto lo stato dei lavori e raccogliere donazioni. Nei locali storici affrescati dove sono risuonate le note del quartetto d’archi Le Archesse e del soprano Elisa Cenni, si sono alternate voci, immagini, testimonianze e dati che hanno fatto capire la complessità del lungo lavoro di coordinamento che ha portato ad avviare i restauri, coinvolgendo in un disegno di riconciliazione e di pace le comunità cristiane del cosiddetto Status Quo (cattolici, greco-ortodossi, armeno-apostolici), l’Autorità palestinese, diversi donatori internazionali pubblici e privati: l’auspicio espresso è che il 2019 veda la conclusione dei lavori.

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