La Chiesa di San Pietro a Cavarzano si trova nella frazione di Cavarzano, presso Vernio, in provincia di Prato. Grande chiesa neoromanica dominante l’abitato, fu costruita su progetto di Raffaello Franci (1928-1930), in arenaria e mattoni, demolendo la precedente chiesetta; il campanile a torre, ottocentesco, fu rialzato nel 1952. L’altissima e vasta aula è conclusa da un abside. Precedentemente all’intervento di restauro, la facciata monumentale lapidea del manufatto presentava un precario stato conservativo; si riscontravano spaccature dell’architrave del portone principale e movimenti con distacchi delle porzioni soprastanti dal supporto, mentre le superfici presentavano alterazioni cromatiche dovute a fattori di varia origine (fisica, chimica e meccanica).

Lo stato di alterazione e le localizzate incrostazioni erano provocate da cause inerenti l’ambiente circostante quali precipitazioni, umidità, gradienti termici, licheni e funghi. Lo stato di conservazione superficiale presentava una decoesione e grave condizione del primo strato, che manifestava aspetti di degrado estesi ed eterogenei. Queste condizioni erano causate dalle modifiche del volume e danneggiamenti dei materiali, prodotte a loro volta dalle precipitazioni atmosferiche penetrate all’interno della muratura, e dall’abbassamento delle temperature.

La pulitura è stata effettuata tramite impiego di acqua nebulizzata deionizzata, impacchi localizzati a base di argilla assorbente e adeguati neutralizzanti quali ammoni quaternari applicati. Il materiale degradato è stato riconsolidato mediante impiego puntuale di prodotto consolidante adeguato. Il risultato finale presenta una superficie lapidea pulita, omogenea e regolare, esente da microfratture e abrasioni che potrebbero compromettere lo stato di conservazione futuro. Al tempo stesso è stata conservata e mantenuta la patina naturale dell’edificio.

METODOLOGIE DI INTERVENTO

Nella fase di constatazione dello stato di conservazione sono stati eseguiti approfonditi accertamenti per verificare eventuali distacchi o instabilità. Nella delicata operazione di pulitura, sono stati impiegati aspiratori e spazzolini a setola morbida per asportare il pulviscolo atmosferico incoerente presente nelle fessure. È stato opportuno attuare una rimozione, ove necessaria, di macchie, che ha previsto in primo luogo l’analisi del tipo di sostanza e il grado di penetrazione. A tal fine sono stati utilizzati, successivamente, estrattori compatibili a base acquosa ed ecologici.

Il lavaggio è stati eseguito con acqua nebulizzata deionizzata a bassa pressione mediante appositi augelli a caduta dall’alto e massaggio con spazzole morbide vegetali; il trattamento è stato realizzato a temperatura esterna non superiore a 14° C. La rimozione delle stuccature instabili e decoese è stato possibile tramite l’impiego di bisturi, martello, scalpello di piccole dimensioni. Gli impacchi localizzati a base di argilla assorbente (attapulgite, sepiolite o similari) sono stati stesi sotto forma di impasto diluito con acqua deionizzata o distillata sulle superfici da trattare preventivamente bagnate; la percentuale di umidità è stata mantenuta costante mediante fogli di polietilene che impediscono l’evaporazione prematura dell’acqua.

Il ripristino delle stuccatura di commenti degradati precedentemente rimossi è stata condotta con stucco a calce (grassello naturale unito a calce idraulica e inerti sabbiosi) trattato con pigmenti per ottenere lo stesso colore di quello originale. Le microfessurazioni sono state sigillate con stucchi specifici compatibili e eventuale applicazione di consolidanti. È stata operata una reintegrazione delle parti mancanti, distaccate o danneggiate in modo irreparabile, tramite ricollocazione del materiale originario o pari a quello originario, fissato mediante ponti in resine epossidiche; una successiva stuccatura con malta rifinita è stata trattata con pigmenti in modo da ottenere lo stesso colore del materiale originario.

È stato impiegato un consolidante reversibile, compatibile nel rispetto delle caratteristiche morfologiche e cromatiche del supporto, ad elevata elasticità, idrorepellente, traspirante, resistente ai raggi U.V.A. ed incolore. L’applicazione è stata eseguita mediante impregnazione per capillarità, per percolazione e uso di tamponi imbevuti mantenendo umida la superficie per tutta la durata dell’intervento.

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